Giovanni Falcone 31 anni dopo

Trentuno anni fa la strage di Capaci. Era il 23 maggio 1992 quando Cosa Nostra uccise il magistrato antimafia Falcone, sua moglie Francesca Morvillo – magistrata di grande valore – e tre agenti della scorta. Come passa veloce il tempo e come riserva pensieri e riflessioni sul senso di tante cose, sul significato della vita e l’importanza di credere intensamente su un ideale, fino a rimetterci la propria vita e talora anche quella dei tuoi affetti più cari. Quando si commemora la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, spesso ci si chiede a cosa è servita la loro morte, il loro sacrificio, il loro senso di legalità e quell’impareggiabile percorso irto di spine e ostacoli che hanno saputo sfidare per il bene altrui e una società migliore. Sembra ieri che abbiamo visto saltare in aria come fosse un giocattolo la macchina guidata dallo stesso magistrato. Era nei pressi dello svincolo per Capaci, nell’autostrada di Palermo. Giorni drammatici, cupi, giorni segnati da tanta violenza e dolore, capaci ancora di essere vividi in Italia e nel mondo. Giovanni Falcone è stato un magistrato, ma soprattutto un uomo che ha costituito una svolta radicale alla lotta alla mafia e in particolare all’organizzazione eversiva di Cosa Nostra. Frammenti di legalità, di rispetto delle regole, di desiderio di porsi davanti a tutti per la difesa dello Stato. Eppure la vita è unica e irripetibile, ma ci sono ideologie che sono più forti e vanno oltre ogni cosa. E’ un credere nei valori di legalità, di umanità e di difesa dei più deboli. Sì, perché lo Stato deve sempre apparire forte, anche sopra chi vuole organizzare con le proprie leggi il proprio Stato nello Stato. Oggi per Palermo, e non solo, è una giornata particolare fatta di memoria, di ricordi, di rispetto verso chi ha saputo lottare fino all’ultimo per la legalità, anche se quasi sapeva quale sarebbe stata la sua fine. Non c’è molto da aggiungere a questo indelebile ricordo di Giovanni Falcone, che innalza una figura esemplare e impareggiabile di chi ha creduto nei valori del bene per sconfiggere il male. E proprio oggi, 23 maggio 2023, nella ricorrenza di un fatto di storia essenziale del nostro Paese nella lotta alla mafia, riflettiamo ancora una volta sull’insegnamento di Falcone a difesa della vita contro la morte. Periodi storici diversi, come diverse sono le persone e le finalità pretestuose del malenell’eterno sopraffare dell’uomo che perde il senso logico di ogni cosa. Quella strage di Capaci e quell’attentato che cambiò il volto dell’Italia, oggi lo viviamo con la maturità di chi è consapevole di percorrere la strada giusta contro la mafia e il suo tentativo di creare lo Stato nello Stato. Così dice il presidente Sergio Mattarella: La memoria di persone come Falcone e Borsellino continua ad accompagnarci. Il senso del loro impegno viene condiviso da tanti giovani. Falcone e Borsellino svelarono che la mafia è un cancro non invincibile. Già, i giovani e la mafia. Nuove generazioni contro l’eversione mafiosa per continuare quella ideologia immortale che è cominciata proprio da Falcone e Borsellino, geniali della legalità. Un prezioso lascito che oltrepasserà il tempo, perché la fortuna di avere avuto uomini di tale grandezza, di tale forza e coraggio, deve insegnarci a riflettere sempre sull’importanza dei valori dello Stato e il rispetto della legalità.

Salvino Cavallaro  

Foto di Monica Bambara

 

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